27 Settembre

Sezione: non-accadde/

3760 aC. Tragedia in due battute (in questo caso una sola), di Achille Campanile.
LA CREAZIONE DEL MONDO.
Personaggi: UN ANIMALE DIMENTICATO. La scena si svolge subito dopo la creazione del mondo (quindi, si presume, il 27 settembre a sera – vedi 22 settembre).
UN ANIMALE DIMENTICATO: “Oh, rabbia! Tutti sono stati creati e io no!”. (Sipario)
(“Tragedie in due battute”pubblicate a partire dal 1925, collezione postuma nel 1978. In tutto sono più di ottocento).


1700, lunedì. Morte di Innocenzo XII, Antonio Pignatelli. “Io…arrivai un po’ prima della morte del Papa, che, essendo allora ammalato, non permetteva che alcuno lo visitasse”. Chi scrive è George Psalmanazar, che era andato appositamente da Avignone a Roma per vedere il Papa. George Psalmanazar fu il primo Formosano a venire in Europa, ed era pagano. Continuò sempre a vivere secondo i costumi dei Formosani, mangiando carne cruda (se possibile di serpente) e dormendo seduto. Su preghiera dei suoi ammiratori inglesi scrisse un libro, la “Descrizione storica e geografica dell’Isola di Formosa”, in cui spiegò i costumi e la lingua degli isolani e gli abbietti intrighi che i Gesuiti mettevano in opera per impadronirsi del potere. Si convertì all’Anglicanesimo e pubblicò nel suo libro le motivazioni della sua conversione e la traduzione di alcune preghiere cristiane etc., musica per le orecchie degli Inglesi. Ma nulla di tutto questo era vero, e ciò che diceva dei Gesuiti erano calunnie: il suo era un curioso libro, di fantastoria, fantageografia e fantalinguistica, ma raccontate con la massima serietà per turlupinare il prossimo. La frode non fu neppure sospettata, fino a quando lui stesso, nel 1706, non confessò di essersi inventato ogni cosa. In realtà non si sa a tutt’oggi neppure il suo vero nome. Morì nel 1763. (“An Historical and Geographical Description of Formosa”, 1704, circa 400 pagine incluse la descrizione dei suoi viaggi e le appendici).


(17**). “Poiché la vigilia della festa di San Michele era il giorno seguente, fummo invitati… a casa dei vicini Flamborough”. Così inizia il Capitolo XI de “Il vicario di Wakefield”, di Oliver Goldsmith. Questo è un classico romanzo settecentesco inglese, raccontato in prima persona dal vicario Dr. Primrose (cioè Primula, nome che è tutto un programma). Il male scompiglia senza alcuna ragione apparente il quadro dell’esistenza idilliaca di un mite vicario benestante con sei figli. Riusciranno le forze del bene a rimettere ordine nel puzzle e ricostruire il quadro di un’esistenza serena? Il vicario può sembrare oggi anche troppo remissivo e con una certa tendenza a sermoneggiare. La figura è però coerente e desta simpatia. Leggendolo si sarebbe in compagnia di molti illustri lettori, da David Copperfield (Capo IV) a Viktor Frankenstein (Capo V) – non il mostro, peraltro appassionato lettore. Vedi anche 19 maggio. (“The Vicar of Wakefield”, 1766, 382 Kbytes).


Festa dei Santi Cosma e Damiano, celebrata in Mamojada (Sardegna), a cui partecipa Efix, il protagonista di “Canne al vento”, capolavoro di Grazia Deledda (un premio Nobel meritato). Un ruolo più importante lo gioca nel romanzo la festa della Madonna del Rimedio, ma è una festa mobile, e l’anno in cui si svolge l’azione mi è ignoto (se nel capo XVI si parla dello scavo del Canale di Panama, l’azione si svolge tra il 1907 ed il 1912, data della pubblicazione del romanzo). Poco importa, la lettura delle prime due affascinanti pagine del breve romanzo potrebbe invogliare il lettore a giungere fino alla fine, perché d’improvviso ci si trova trasportati nel mondo di Efix, un mondo di misteri che ci è ormai sconosciuto, ma che riconosciamo subito, perché è anche parte profonda di noi stessi. (“Canne al vento”, 1912-1913, circa 100 pagine fitte).