Filosofia

Amabile cacciatore,

Di Filosofia sono un modestissimo dilettante. Ma, diversamente da altri che, come me,  si sono occupati in un modo o nell’altro di scienze esatte per tutta la vita, non disprezzo le scienze umanistiche e non disprezzo la filosofia.  E’ una brutta forma di snobismo, quando uno dice “Io, mai capito la matematica!”, e non è miglior forma dire “Io, mai capito la filosofia! I  filosofi non servono a nulla”. Nella prima frase si può forse leggere un poco di rimpianto; nella seconda, disprezzo.. Dietro ad entrambi si nascondono i due gemellini che pervadono il mondo moderno, l’Ignoranza e la Pigrizia.

 Per quanto mi riguarda, ho sempre cercato di capire tanto la matematica quanto la filosofia, e non me ne vergogno. In questa pagina (con l’eccezione del riassunto del Fedone) metterò in disordinata successione quello che ho capito di filosofia, anzi, della filosofia dell’ultimo anno prima dell’università, e non tutta, perché mi manca il tempo di metterla in versi, secondo il mio solito.

Mettere in versi rimati non dei sentimenti, ma delle cognizioni di qualsiasi genere può sembrare un’innocua mania, ma ha la sua ragion d’essere. In realtà non si può versificare nessun soggetto se non se ne  è capito proprio nulla, e cercare, in genere faticosamente, delle rime che non mutino il significato di quel che si vuol scrivere è un esercizio non banalissimo di comprensione del testo, soprattutto se questo non è facile, come son sempre meno facili i testi dei moderni filosofi.  In secondo luogo, metto questi miei sforzi di versificazione a disposizione degli studenti dell’ultimo anno di studi superiori. Può darsi che a qualcuno serva il mio sforzo di comprendere, e addirittura che qualche verso resti incollato alla memoria e buono per un esame. 

Oppure questa pagina e questo intero sito possono servire per meditare sul fatto che non pensiamo tutti allo stesso modo. Tot capita, tot sententiae, come dicevano i Latini. Penso di non aver bisogno di tradurre: se qualcuno è arrivato fin qua a leggere, o conosce la traduzione, o non si lascia spaventare da una frase latina. Prometto che non ne metterò molte in seguito.

Mi è parso bene, come inizio, mettere un disegno che ho tratto dalla “dipintura” che era premessa ad un libro importante, di uno dei pochi grandi filosofi in lingua italiana. Mi riferisco ai “Principi di Scienza Nuova di Giambattista Vico d’intorno alla comune natura delle nazioni”, terza edizione, 1744 (postuma).  Secondo l’autore, questa dipintura rappresentava l’idea dell’opera e poteva servire da aiuto mnemonico per un eventuale lettore.

Non mi azzardo a mettere in versi la Scienza Nuova, e neppure la spiegazione della dipintura, tanto più che Vico non lo si studia all’ultimo anno.

Ma questo sforzo poetico lo potrà  fare utilmente l’industrioso  lettore.

Il Daino Equinoziale