8 Dicembre

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit :”A voler sempre chiedersi la ragione di tutto ci si trova in una bruciante camicia di nesso. “ (Per l’amor del cielo, Sardonicus: questo non è un aforisma, è una freddura! - DE)


8 dicembre

1383, martedì. Incomincia l’azione de “L’armaiolo di Santarem”, di João Baptista Almeida Garrett.
Drammone romantico ambientato alla fine del Trecento, che ha per protagonista l’eroico armaiolo Fernando Vaz.
(“O alfageme de Santarem”, dramma in 5 atti, 170 pagine.)


Secondo Giovambattista Vico, gli Ebrei “per la version dei Settanta facevan ogni anno un solenne digiuno nel dì otto tebet, ovvero dicembre” con confessione pubblica. Siamo alla sezione XXXIV del libro I, annotazioni alla tavola cronologica, della sua opera nota come la “Scienza Nuova”. Difficile inquadrare questo classico e questo autore, che a sette anni, come ci racconta nella sua “Vita”, aveva sbattuto violentemente la testa e non ne aveva sofferto, anzi, probabilmente ne era risultato assai più intelligente. Il libro è quello del solito precursore italiano, che esplora terre che per cent’anni resteranno nell’oblio e verranno quindi riscoperte una o due volte in seguito. Per il resto, molti concetti sono superati, molta informazione è datata, molti degli autori citati sono oggi anche meno noti del Vico. È però vero che l’approccio storico alla conoscenza ha dominato decenni interi di vita culturale italiana se non mondiale. Io ho i miei riveriti dubbi che sia un approccio universalmente corretto: per esempio, penso che l’approccio storico alle scienze esatte sia utile allo storico della scienza, ma per lo scienziato non possa essere nulla più che un ausilio occasionale, mentre normalmente è una perdita di tempo o una distrazione. Poco importa. Leggendo il libro ci si trova di fronte ad un intelletto prorompente, il che è sempre un’esperienza entusiasmante. Leggere almeno le 114 “degnità”.
(“Principi di una scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni”, 1725, 250 pagine)
(“Vita di Giovambattista Vico scritta da se medesimo”, 1725-1728, 40 pagine)