9 Aprile

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”Più che agli altri abbiamo spesso paura di dire la verità a noi stessi.”

9 aprile

1865, domenica. “SETH:….By jingo, Amos, if that news is true, there won’t be a sober man in town tonight! It’s our patriotic duty to celebrate! – Perdio, Amos, se quella notizia è vera, questa sera non resterà un solo uomo sobrio in città! Far festa è nostro dovere di patrioti!”.
Il 9 aprile è il giorno della resa dei Confederati ad Appomattox. A questo evento, penso avvenuto nello stesso giorno, fa riferimento la prima battuta del primo dramma della trilogia “Il lutto si addice ad Elettra”, di Eugene O’Neill, una trasposizione dell’Orestea, trilogia di Eschilo, con un’Agamennone, una Clitennestra, una Elettra e tutti gli altri in versione moderna (sfortunatamente però mancano le Eumenidi, che per O’ Neill rimangono Erinni). Ambizioso programma. Si può senz’altro leggerlo – ma occorre assolutamente paragonarlo con l’originale, che invece non si discute.
(“Mourning Becomes Electra”, 1931, in tre parti: “The Homecoming” (4 atti), “The Hunted” (5 atti), e “The Haunted” (4 atti); 128 pagine)
(“Oresteia”, 458 aC, in tre parti; “Agamennone”, 1673 versi; “Le Coefore”, 1076 versi; “Le Eumenidi”, 1047 versi). Ne “Le Eumenidi” si racconta appunto come le Erinni, cioè le Furie che perseguitano Oreste, che ha ucciso sua madre Clitemnestra, vengano infine convinte da Pallade Atena in persona a trasformarsi in divinità benevole (le Eumenidi) ed a proteggere d’ora in avanti Atene.
L’originale greco dunque non si discute, ma, pur nel generale rispetto, o nella generale venerazione, per il teatro greco, devo ammettere che questi classici non a tutti (e non del tutto a torto) piacquero. Fu soprattutto nel Settecento che i “filosofi” e i loro seguaci ebbero il coraggio di farsene apertamente beffe. L’avido lettore può divertirsi a leggere le critiche di Metastasio, fatte con grazia e umorismo. Il mondo era cambiato molto dai Greci ai tempi di Metastasio e cambiò ancora di più dai tempi di Metastasio ad oggi. E mi sento di predire che cambierà ancora. Ma suggerisco che il lettore prima legga gli originali greci e poi le critiche del Metastasio.
(“Nota di alcune osservazioni fatte da Pietro Metastasio sopra tutte le tragedie e commedie greche che ci rimangono per soccorso della sua memoria, date alla luce dall’Ab. Conte d’Ayala”, postume, circa 70 pagine).

Probabile data in cui si svolgono i primi due atti di “Mariuccia”, di Benito Pérez Galdós.
Gradevole dramma, in cui la protagonista Mariuccia lotta per strappare alla fame la sua famiglia di nobili decaduti, che tuttavia non sanno rinunciare agli orpelli ed all’orgoglio trascorsi. Il messaggio è un invito ai giovani a non sentirsi legati da convenzioni sorpassate e tiranniche. L’explicit del dramma, simbolicamente, sono le parole di Don Raffaele: “Ragazzi, venite qui! – ¡Juventud, aquí!”. Il non proprio clericale, ma molto onesto Pérez Galdós assegna in questo dramma una parte simpatica all’intelligente e coraggioso parroco, don Raffaele.
(“Mariucha”, 1903, 5 atti, 64 pagine, 27000 parole).
La data è ricostruita in base a due indizi. Nell’atto secondo Leone afferma che “domani” è il dieci del mese, data fissata per un certo pagamento. L’atto terzo si svolge alla vigilia della festa della Madonna delle Messi (scena IV), che si teneva a fine giugno. Ivi (scena I) si dichiara anche che le vicende dell’atto secondo si svolsero due mesi e qualche giorno prima. Quindi…