22 Ottobre 2017

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit (et DE emendavit):”Era pericoloso: era un pacifista alle prime armi”.

ORACOLO IX di RENATUS NOSTRADAMUS, Domenica 22ottobre 2017 (profezia valida strettamente per la settimana 22-29 ottobre; in senso lato fino al 3797 come quelle di Nostradamus, tanto per stare sul sicuro…)

LE GRAND THEATRE SE VIENDRA REDRESSER,
RESUSCITÉ ENCOR PAR GENS MALINS :
TROP LE PREMIER EN GLAZ VIENDRA LASSER ;
CHERCANT LES OS D’AMANT & PSELYN.

Il grande teatro sarà raddrizzato,
resuscitato ancora da genti malvagie:
Troppo il primo in ghiaccio verrà lasciato.
Cercando l’oro di Amant e Pselyn.

The great theater will come to be set up again:
Is revived again by wicked people.
Too much the first one will come to tire in the death knell,
Seek the bones of the demon of Psellus.

Ecco: questo finalmente si chiama parlar chiaro, e l’Oracolo IX batte tutti i precedenti. Prova ne è che le due traduzioni vanno per I fatti loro e evidentemente hanno in mente qualche interpretazione. Così si fa, perbacco!
L’Oracolo VIII, resta per me oscuro quanto mai. A meno che il Re Gallico non sia Don Felipe di Borbone (famiglia francese), che i Catalani non si considerino Celtici, e l’arresto non siano gli arresti di due indipendentisti….Mah! Al solito, forse l’oracolo è stato valido per qualcuno che lo avrà letto e sarà rimasto stupito. Gli altri hanno tempo di studiarci.

1849, lunedì. “Notte di luna! 22 ottobre 1849 ; Velia-Martino”. Conclusione di “Gioventù!”, una delle “Novelle per un anno” di Luigi Pirandello: semplice, doloroso racconto che ancora una volta ha per protagonisti la luna e la miseria della condizione umana. Quasi a simboleggiare l’universalità della desolazione dell’esistenza, questo racconto, scritto da un Siciliano, si svolge all’altro capo d’Italia, a Cargiore (= Coazze), nell’alta val Sangone, sotto al monte Rocciavrè - su cui c’è già la neve.
Ho verificato se il 22 ottobre 1849 fosse stata una notte di luna piena, e … ma che importa? Per le Novelle per un Anno, vedi 11 marzo.
A Coazze, Pirandello era stato per un mese ospite di sua sorella Lina nel 1901. Si innamorò del posto: Cargiore, con una zia Velia un po’ diversa, ricorre anche in un’altra novella (“La Messa di quest’anno”) ed in un romanzo (“Giustino Roncella nato Boggiòlo”, noto anche come “Suo marito”). Coazze viene battezzata Gori nella novella “Di guardia”. Portano il nome di Ciargiur alcuni gruppi di case sopra alla borgata Forno di Coazze. Nel “Taccuino di Coazze” Pirandello prese nota delle sue esperienze in un luogo così diverso dalla sua Sicilia. Vi compare un disegno del campanile della chiesa parrocchiale della borgata Indiritto, su cui sta ancora scritto il curioso aforisma “Ognuno a suo modo”. A me piace soprattutto una breve, elegante poesia dello stesso Pirandello, intitolata “Cargiore”, del 1903. Un eventuale lettore vi troverà diversi temi del racconto “Gioventù”.

(Anno imprecisato). Riunione dell’Accademia delle Scienze Francese, sotto la presidenza di M Marey, vice presidente, riportata nel giornale ufficiale del 25 ottobre, in cui viene discussa la questione di come faccia un gatto a rigirarsi per atterrare sulle zampe se lo si fa cadere di schiena da un metro e mezzo d’altezza (“Oh, non insultate mai un gatto che cade!”). Il problema di fisica non è del resto banale. Il tema della discussione è riportato nel libro “Due più due fa cinque”, di Alphonse Allais, giornalista e scrittore sullo stile di Achille Campanile. Fu anche compositore di musica. Suo capolavoro musicale è probabilmente l’immortale “Marcia funebre per le esequie di un sordo”, nove battute di assoluto silenzio (“i grandi dolori si esprimono attraverso grandi silenzi”), con cui precorse di molti anni John Cage ed altri. Similmente ispirato dipinse il quadro “Prima comunione di bimbe pallide durante una nevicata” (e poi “raccolta di pomodori al tramonto sul mar Rosso da parte di cardinali apoplettici”, per non tacere della “lotta di negri di notte in cantina”), che lascio all’immaginazione del lettore. Scrisse anche poesie in versi olorimi (in cui tutte le parole o gruppi di parole di un verso – e non solo l’ultima parola o gruppo - fanno rima con quelli dell’altro). Le sue opere letterarie hanno quanto meno il pregio di essere brevi.
(“Deux et deux font cinq”, 1895, 418 Kb).