22 Settembre 2017

Sezione: non-accadde/

Sardonicus dixit:”Rimandare la diagnosi ci sembra il modo migliore di allontanare una malattia”.

– Il 22 Settembre del 3760 aC, domenica per definizione, in calendario Giuliano ante-datato, corrisponde al 25 del mese di Elul dell’anno 1 Ebraico, che fu il primo giorno della creazione del Mondo (si noti che l’Anno 1 incomincia quasi dodici mesi lunari – ehm - prima). I Cristiani diedero varie altre date. Ma visto che il Vecchio Testamento l’hanno scritto gli Ebrei, è inutile complicarsi la vita scegliendo fra il venerabile Beda (18 marzo 3982 aC) e il dotto vescovo Ussher (23 ottobre 4004 aC). Potremmo anche ante-datare il calendario Gregoriano, e troveremmo un mese in meno. Ma siccome il calendario Gregoriano fu introdotto dopo quello Giuliano…
Qui possiamo comunque ricordare la Bibbia, libro di immensa importanza nella cultura Occidentale ed anche Islamica, un terzo dell’umanità. Anche solo indicare quanti e quali sono i libri ci porterebbe ad una lunga discussione. Ma, almeno in parti, l’Occidentale deve leggerlo. Vedi anche 11 luglio.


Mentre angeli e arcangeli supinamente lodano la creazione, Lucifero trova a ridire praticamente su ogni cosa: la creazione è inutile, l’uomo era meglio non crearlo, perché potrà soltanto guastare tutto, la creazione non ha altro scopo che una vuota auto-glorificazione. Così si apre la maggior opera teatrale ungherese, inizialmente non scritta per la scena, “L’umana tragedia” di Madách Imre, in quindici quadri. Come il solito, non riassumo l’opera. Penso solo che dopo la lettura il lettore concorderà con me che questa non è una tragedia cristiana, per vari motivi, il principale dei quali è che il protagonista cerca su questa Terra il significato dell’esistenza. Tuttavia è certamente una tragedia religiosa, perché il Signore c’è e il pessimismo della conclusione viene temperato dall’enigmatica Sua frase finale:”Uomo, ho parlato. Lotta, e lottando abbi fede”. Chissà perché, anche Lucifero, che dovrebbe spingere Adamo alla disperazione, aveva detto qualcosa del genere alla fine del terzo quadro, subito prima di iniziare la visione del futuro, promettendo un raggio di speranza perché Adamo, cioè l’Uomo, “non si lasci abbattere, non abbandoni la lotta”. È un Lucifero loquace, che parla più di ogni altro personaggio nella tragedia, e magari si contraddice. L’opera di Madách è stata paragonata alla Divina Commedia, al Paradiso Perduto, al Faust. Non sono in grado di fare confronti.
(“Az ember tragédjája”, 1861, XV scene più introduzione e conclusione, 4000 versi).

Che cosa significhi l’ultima frase del Signore, a me non è chiaro. Posso solo dire che assomiglia, per quanto ne capisco, alle ultime parole del Buddha, come sono riportate nella Sutra del Grande Trapasso, che significano qualcosa come “Lottate senza tregua” oppure “sforzatevi con diligenza” o altro. Il meglio che posso fare è trascrivere le parole del Buddha come sono nel canone Pali, che forse è assai vicino alla lingua parlata dal Buddha e presenta il vantaggio di non essere una lingua scritta, nel senso che, non avendo un alfabeto proprio, è permesso trascriverlo in qualsiasi alfabeto a piacere - oggi per lo più in Devanagari. Dunque le ultime parole sono: “vayadhamma sankhara appamadena sampadetha”. Dopodiché tutti coloro che si prenderanno la briga di studiare con diligenza (“appamadena”?) il Pali potranno dare la loro interpretazione personale.
(“Mahaparinibbana sutta”, VI, 10).
Quanto meno le due frasi si assomigliano nell’essere enigmatiche.


Data in cui dovrebbe mettersi in opera il progetto di rendere l’asse terrestre perpendicolare all’eclittica, sparando una tremenda cannonata da una località segreta che si scopre poi essere … (lascio al lettore la scoperta del luogo). Dal libro “Il mondo sottosopra – Sans dessus dessous”, di Giulio Verne. Vedi 1 dicembre.
Eccezionalmente per un’opera letteraria, questo libro è seguito da un capitolo supplementare di 20 pagine di formule matematiche, per il lettore in cerca di sensazioni forti.